Quando ci si appresta a contattare per la prima volta uno psicoterapeuta sono molti gli interrogativi che possono sorgere a riguardo di cosa succederà da quel momento in poi. Alcuni hanno carattere più logistico (es. cadenza e durata delle sedute, costo e modalità di pagamento,…); altri riguardano lo svolgimento vero e proprio del colloquio, l’evoluzione del percorso etc.
In questo articolo ho raccolto una top 5 delle domande che mi vengono poste con maggior frequenza. Per una trattazione più semplice, farò riferimento al paziente che chiede un colloquio per se stesso presso lo studio privato, quindi al contesto individuale spontaneo a pagamento.

Guarirò?
Chi mi contatta quasi sempre lo fa per stare meglio e ognuno ha il proprio concetto di benessere. Che si tratti di attacchi di panico, binge eating disorder o altri disturbi, molti aspiranti pazienti domandano una qualche garanzia di guarigione. In questi casi rispondo sempre che non sono in possesso della palla di vetro ma già il solo fatto di riconoscere un problema e chiedere aiuto per risolverlo ci fa ben sperare per il futuro. Il mio lavoro consisterà nel fare emergere le risorse della persona, quindi in potenza abbiamo tutte le premesse necessarie ma non posso e soprattutto non devo sbilanciarmi. Se dicessi “sì” con certezza, venderei aria fritta e non è il mio mestiere. Posso citare dati statistici derivanti dalla mia esperienza clinica, ma non dimentichiamo che ogni storia è a sé.
Mi prescriverà dei farmaci?
Assolutamente no. Non sono un medico e quindi non sono abilitata a prescrivere nessun farmaco. Ciò che posso fare, qualora ne dovessi ravvisare la necessità, sarà indirizzare il paziente presso uno specialista psichiatra per un eventuale consulto.
Quanto durerà la terapia?
Nell’immaginario collettivo la terapia viene spesso identificata con la psicoanalisi, con frequenza e durata specifiche. Il mio orientamento è di tipo sistemico relazionale ; solitamente mi riservo qualche seduta di conoscenza preliminare prima di poter formulare un’ipotesi. In genere, ciò che dico ai pazienti è che una terapia ha bisogno di circa 10-12 mesi per poter compiere il suo effetto: ovviamente a seconda della problematica riportata le tempistiche possono essere diverse.
Devo prendere questa scelta: mi dice cosa fare?
Mi capita di essere contatta da persone che, pur non avendo un vero e proprio malessere radicato nel profondo, stanno attraversando una breve crisi dovuta a una decisione da prendere. Interrompere o meno una relazione, accettare o rifiutare un lavoro,…Il compito del terapeuta non è sostituirsi al paziente nelle sue decisioni, anzi! Io sono un osservatore esterno: il mio ruolo è aiutare la persona a prefigurarsi gli esiti di ciascuna opzione, buoni o meno che siano, e di sostenerla prima e dopo la scelta.
Perché la terapia costa?
A prima vista, la vita del terapeuta potrebbe sembrare semplice: pagato per ascoltare le storie degli altri! In realtà le cose sono ben diverse. Per prima cosa, la formazione del terapeuta richiede anni ed è un mestiere che richiede aggiornamento e supervisione costante. Inoltre, ogni seduta ha una sua fase di preparazione precedente ed elaborazione successiva. Nel compenso non c’è solo l’ora (circa) di seduta, ma tutte le competenze ed esperienze che il terapeuta porta con sé.
Prenota un appuntamento presso il mio studio (o una videoconsulenza via Skype) telefonando al numero 3454551671 o compilando questo modulo.
Buongiorno, da collega psicoterapeuta aggiungerei che il pagamento è anche indispensabile a far sì che la persona metta in atto un vero investimento nel proprio cambiamento e che per permettersi di avviare un percorso attraverso se stesso debba rinunciare a qualcos’altro. Non è facile infatti avere buon esito in una psicoterapia gratuita così come con persone eccessivamente facoltose per le quali il costo di una seduta non sposta nessun equilibrio personale.
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Grazie caro collega per l’ottima integrazione, sono assolutamente d’accordo! Penso di dedicare un post futuro sull’argomento per approfondire questo punto. Buona continuazione.
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