Caro Ministro Le scrivo

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Caro Ministro (o preferisce Ministra? ) Lorenzin,
in queste ore il Suo nome è sulla bocca e sulla tastiera di tutti, ancor più di quando disse che il suo apparecchio ortodontico le forniva i titoli per giungere ai vertici della Sanità italiana.
Le dirò, ero combattuta se scriverle o meno visto che già in tanti le si sono rivolte dai fronti più disparati. La decisione è giunta dopo un’intera giornata di riflessione e ponderazione.
La campagna #fertilityday promossa dal Suo dicastero è di una lungimiranza tale da non poter essere ignorata. Immagino se lo sia detto anche Lei stessa, rimirando l’anteprima delle locandine accuratamente predisposte per l’evento.
A Lei e al Suo staff va il merito di essere riusciti a riunire in un solo hashtag una serie di arzigogolati concetti:

  • Le donne sono come le uova: passata la data di scadenza, ciao ciao;
  • La loro principale aspirazione è essere madri; se così non è hanno qualche rotellina fuori posto;
  • L’utero è res publica;
  • Le giovani creative non sono le ragazze che cercano di sbarcare il lunario inventandosi nuovi lavori e start-up, bensì coloro che figliano;
  • Le donne che non possono avere figli non sono utili alla Patria.
  • Il solstizio d’Autunno si festeggia procreando: nemmeno i pr più scafati avrebbero osato tanto.

 

Come Le dicevo poc’anzi, in molti hanno commentato la Sua iniziativa. Pareri più o meno tecnici o illustri, tra cui molti miei colleghi psicologi.
Oggi non Le scrivo in quanto psicoterapeuta, lungi da me voler ostentare i miei pezzi di carta.
Mi rivolgo a Lei come donna.
Suppongo che un bel giorno si sia svegliata con la voglia di leggere gli ultimi dati sulla natalità italiana, abbia visto un calo e si sia spaventata. Dopo i primi soccorsi, immagino abbia ripreso i sensi e si sia spremuta le meningi domandandosi cosa fare per risollevare le patrie sorti. Previa consultazione con i Suoi fidati collaboratori, ecco giungere l’ideona: Il Giorno della Fertilità! Messo così suonava un po’ troppo rito-sciamanico-ancestrale e allora ben vengano tag, cancelletti e cinguettii.

Caro Ministro, meno male che ci ha avvisate in tempo del pericolo.
Noi povere donne pensavamo che i veri problemi fossero la disoccupazione, la ricerca di stabilità affettiva, la salute e tutte quelle robine lì. Abbia pazienza, ma ce lo fanno credere ogni giorno durante i colloqui di lavoro: pare che persino l’anticamera dell’idea di diventare madri sia vista come ostativa all’impiego. Ci hanno anche fatto credere che la scelta della maternità debba essere faccenda privata, così ci impediscono di servire il nostro Stato (questa non mi suona completamente nuova…).

La Sua campagna farà senz’altro dell’Italia un mondo migliore dove vivere, concepire e partorire: sentitamente La ringrazio.

 

 

 

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